Balbuzie

Disturbi del linguaggio



La balbuzie è un disturbo del linguaggio in cui la fluidità della colata verbale viene continuamente interrotta o da involontarie ripetizioni di sillabe, parole o frasi, oppure da prolungamenti di alcuni suoni che compongono le parole, con frequenti pause e blocchi, in cui la persona non riesce ad esprimere verbalmente il pensiero o il concetto che mentalmente ha già formulato.
La balbuzie può presentarsi in forma clonica quando prevalgono le ripetizioni involontarie di sillabe, parole o frasi, oppure in forma tonica quando prevalgono involontarie esitazioni o pause prima di parlare, e spesso anche il prolungamento di certi suoni, in genere vocali; questi ultimi invece per lo più rappresentano uno stratagemma per mascherare il problema e migliorare la cosiddetta ‘fluenza’, ossia la fluidità verbale. Il disturbo può presentarsi però anche in forma mista, nella forma tonico-clonica, quando si evidenziano tutte quante le suddette caratteristiche.
La balbuzie può coprire un ampio spettro di gravità : può comprendere individui con difficoltà appena percettibili, così come soggetti con una sintomatologia estremamente grave, per cui il problema può arrivare effettivamente ad impedire la maggior parte della comunicazione verbale.
Spesso la gravità della balbuzie può presentare delle fluttuazioni che generalmente hanno un andamento casuale, anche se in alcuni casi sembra che il sintomo possa aumentare in situazioni vissute come ansiogene.
Pregiudizialmente capita che la balbuzie venga considerata come un sintomo dell’ansia,
ma in effetti è vero esattamente il contrario: è la balbuzie a causare ansia e non viceversa, soprattutto nei contesti sociali. Il disturbo della balbuzie può avere conseguenze psicologiche molto dolorose su chi ne soffre, e quindi l’impatto emotivo che può derivarne non va assolutamente sottovalutato: lo stato emozionale può riguardare il timore di pronunciare specifiche vocali o consonanti, oppure la paura di essere colti dalla balbuzie in situazioni sociali, e dunque può dare luogo a comportamenti di evitamento, o di isolamento auto-imposto, pur di evitare il sentimento di vergogna o la sensazione di perdita di controllo mentre si parla; inoltre non di rado nei contesti relazionali il balbuziente si sottopone a forte stress operando una continua sostituzione e riorganizzazione lessicale nel tentativo di evitare suoni o parole di difficile pronuncia.
Il balbuziente ha a che fare con il suo problema in qualunque ambito. Non a caso il disturbo può complicare l'inserimento scolastico e lavorativo. Spesso durante l'infanzia e l'adolescenza il balbuziente è bersaglio di fenomeni di bullismo, in quanto il soggetto colpito non riesce a difendersi verbalmente, e questo va ad appesantire ulteriormente la sua situazione di sofferenza.
Il Metodo Tomatis è in grado di trattare efficacemente anche questo insidioso disturbo. Una delle scoperte più importanti di Tomatis riguarda il ruolo dell’orecchio dominante nell’ascolto e, di conseguenza, nella comunicazione. E’ infatti l’orecchio destro, direttamente connesso all’emisfero cerebrale sinistro (quello che sovrintende il linguaggio), ad assumere il controllo del circuito audio-fonatorio e quindi a regolare l’intensità, il ritmo e lo scorrere dell’emissione vocale.
Secondo il prof. Tomatis il disturbo della balbuzie si manifesta quando il soggetto rivela un’indecisione nell’uso dell’orecchio direttore, si crea un’alternanza fra il circuito destro e quello sinistro con il conseguente disturbo dei parametri che regolano la voce e la parola. La perdita del controllo audio-vocale dà luogo anche a quelle difficoltà di carattere articolatorio e respiratorio che inducono le reazioni incontrollate caratteristiche della balbuzie, con una perdita significativa del livello qualitativo della comunicazione.
Attraverso il training audio-psico-fonologico si stabilizza e si rinforza la lateralizzazione a destra, facilitando anche la percezione fine dei suoni e quindi la loro conseguente realizzazione fonatoria, permettendo così alla persona di analizzare e controllare meglio il proprio linguaggio. Dopo l’abituale serie di sessioni di ascolto passivo, necessarie a restituire una buona tonicità alla micromuscolatura dell’orecchio medio, si passa alla fase attiva, dove la propria voce, captata da un microfono, viene filtrata dall’Orecchio Elettronico e poi restituita in cuffia in tempo reale al soggetto. In questo modo, nelle condizioni di ascolto ideale, mediante una serie di esercizi di ripetizione ad alta voce di parole e frasi, viene progressivamente integrata la capacità di usufruire al meglio del circuito audio-vocale, correggendo gli eventuali difetti di emissione e restituendo alla persona la gioia di comunicare e il desiderio di andare verso l’altro.


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